Piedimonte Matese. L'Italia trema ovunque ma non si adottano le misure necessarie per salvaguardare le popolazioni
Il terremoto del
Matese. Tutto il mondo lo sta già classificando così anche se, fortunatamente
non ha causato danni come L'Abruzzo o l'Umbria. Intanto adesso tutti a
chiedersi...perché!
L’Italia continua a tremare. Proprio in prossimità di queste feste di
fine anno, molte regioni del Bel Paese, dall’Umbria, alla Campania e al Molise,
passando per la Calabria e la Sicilia orientale, vengono interessate da diverse
sequenze sismiche, contraddistinte da frequenti scosse telluriche, anche di
moderata energia.
Negli ultimi tre giorni, fra Gubbio,
Messina e l’area montuosa del Matese, si sono registrati ben tre diverse scosse
molto energetiche, con una magnitudo superiore ai 4.0 Richter.
L’ultima,
proprio quella che poco dopo le 18:00 di ieri ha scosso il Matese, con una
magnitudo di 4.9 Richter e un epicentro a ridosso del centro abitato di
Piedimonte Matese, dove si sarebbero registrati anche dei lievi danni ad alcuni
edifici (nella foto un edificio crollato a Carattano frazione di Gioia
Sannitica -fonte meteoweb.eu). Un terremoto piuttosto intenso, anche se non
oltre la soglia del danno per un’area che comunque vanta una sismicità
piuttosto elevata, tenendo in considerazione i dati della sismicità storica.
Questi eventi, che continuano e continueranno a succedersi con una certa
regolarità in un paese ad alto rischio sismico, mettono ancora in evidenza come
sul campo della mitigazione del rischio sismico l’Italia, una delle sette
potenze del pianeta, è ferma all’"anno zero". Si, purtroppo è proprio
cosi. Decenni di disastri, migliaia di vittime, danni incalcolabili per
miliardi di lire e gravi traumi subiti dalle popolazioni che hanno vissuto
sulle proprie spalle la terribile esperienza di rimanere sfollati per
l’inagibilità della propria casa non sono proprio bastati. I governi che si
succedono, a suon di maggioranze precarie e correnti partitiche che
inaspriscono l’instabilità politica, non sono nemmeno riusciti ad inserire il
tema del rischio sismico come fattore prioritario per vigilare sull’incolumità
dei singoli cittadini. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Noi italiani
siamo un popolo di “fatalisti”, solo dopo le grandi tragedie, come l’Aquila,
l’Emilia, San Giuliano di Puglia, l’Irpinia ed il Friuli, siamo in grado di
rimboccarci le maniche e di sudare le sette camicie per salvare il salvabile,
ricordando di abitare in un paese ad alto rischio sismico, periodicamente
esposto a tali criticità. Ai giorni nostri, con tutti i problemi socio-economici
che affliggono l’intero territorio nazionale, magari potrebbe sembrare fuori
luogo dare la priorità assoluta al tema della prevenzione del rischio sismico.
Salvo poi ricordarsi di essere un paese sismico dopo che si è consumata la
tragedia. Eppure è proprio in questi periodi difficili, in presenza di una
sfavorevole congiuntura economica a livello globale, che gli investimenti nel
campo della mitigazione del rischio sismico e nella progettazione di nuove
tecnologie antisismiche, da adottare nel settore dell’edilizia (uno dei più
vulnerati dalla crisi di sistema che attorciglia la nostra economia), possono
fungere da volano per l’economia nazionale, favorendo una lenta ripresa
dell’occupazione, uno dei temi caldi dell’agenda politica dell’attuale governo
Letta. Notevoli sarebbero i risultati anche nel campo della ricerca, con
l’introduzione di nuove tecnologie all’avanguardia che hanno l’obiettivo di
rendere le case e gli edifici, che siano pubblici o privati, più sicuri in caso
di evento sismico oltre la soglia del danno. Molti paesi, fra cui il Giappone
(dopo il terremoto di Kobe del 1992), la California e Taiwan, per anni hanno
investito ingenti risorse nel perfezionamento delle tecnologie antisismiche,
raccogliendo negli anni successivi risultati a dir poco eccellenti che hanno
portato enormi benefici alle rispettive economie nazionali. Molte di queste
tecnologie, specie quelle made in Japan, sono state esportate nel resto del
mondo, incrementando la ricchezza nel paese del Sol Levante, abituato a
sollevarsi dai recenti disastri, diventando più potente di prima.
VIOLENTO SISMA SCUOTE L'ABRUZZO, CROLLI E VITTIME. - Da poco anche paesi
in via di sviluppo e nuove potenze emergenti, come l’Indonesia, la Cina, il
Cile e la Turchia, stanno seguendo la medesima strada con i primi risultati già
ben visibili anche in ambito economico. Se turchi, indonesiani, cinesi e cileni
riescono a dare una maggiore importanza al tema del rischio e della mitigazione
sismica, investendo parte dei propri incassi in tecnologie sempre più avanzate,
noi ci domandiamo perché lo stesso non è possibile anche in Italia. Paese che
fra mille difetti vanta tutt’oggi fra i migliori tecnici, ingegneri e
ricercatori della Terra. Dove è tutt’altro che difficile imbattersi in grandi
intelligenze e menti brillanti, capaci di realizzare progetti davvero unici che
rendono l’Italia, questa piccola penisola nel mezzo del Mediterraneo centrale,
uno dei paesi più avanzati del pianeta, alla stregua delle grandi potenze
continentali, leader nei mercati internazionali. Forse è solo una questione di
scarsa volontà o peggio, di ignoranza. Ma ormai è finito il tempo di star qui a
tergiversare. E’ giunta l’ora di iniziare a voltare pagina, costruendo dei
piani e dei progetti concreti per il futuro, con il fine di rendere più sicure
le aree esposte ad una elevata vulnerabilità sismica. Il tempo delle parole è
finito. E tornare a ribadire sempre le solite frasi di sdegno ad ogni disastro
sismico equivale ad incassare l’ennesima sconfitta sulla pelle degli italiani.
Commenti