"Non tornerò senza un lavoro certo, ma non posso negare che mi piacerebbe potermi realizzare professionalmente in Italia, come ho fatto qui, in Svezia. Le radici non si possono mai rinnegare".
Giorgio Mezzanotti, 25 anni, educatore per bambini a Stoccolma |
A soli 25 anni, quando
in Italia spesso si è considerati ancora “incapaci di intendere e di volere”,
Giorgio Mezzanotti ha già un lavoro e delle certezze. La sua avventura ha
inizio solo lo scorso febbraio a Stoccolma, dove è arrivato per un Erasmus
Placement come assistente maestro in una scuola primaria internazionale.
Per lui, laureato in svedese e inglese alla facoltà di Lingue dell’Orientale di Napoli, la Svezia era una tappa obbligata per perfezionare la lingua e per avere maggiori possibilità di inserimento lavorativo. Già da tempo era preparato mentalmente a un cambiamento repentino della sua vita, a migliaia di chilometri da casa, passando dal sole del Sud al gelo nordico.
All’inizio non pensava che gli sarebbe piaciuto lavorare tutto il giorno a contatto con dei bambini, ma quando gli si chiede se oggi ha cambiato idea, non ha esitazioni: «Farei il maestro di asilo a vita. La Svezia è un Paese che, a differenza dell’Italia, da’ grande importanza all’educazione in generale, ma più nello specifico a quella dei piccoli e piccolissimi nelle fasi fondamentali della loro crescita. Il governo lo sa e investe tantissimo sul proprio futuro».
La Svezia ha un grande bisogno di educatori e, dopo il tirocinio nella scuola primaria, Giorgio oggi lavora in una scuola materna della capitale svedese per 40 ore settimanali, per un totale di cinque giorni lavorativi. Ha avuto un contratto a tempo indeterminato e continua a crescere professionalmente.
Tuttavia « la Svezia non è un paradiso e non è facilissimo inserirsi nel mondo del lavoro: mi sento fortunato perché vivendo qui ho conosciuto anche molti italiani che non hanno avuto la mia stessa sorte, e sono tornati a casa senza riuscire, purtroppo, a trovare quello che cercavano ». Giorgio spiega che la conoscenza della lingua, a un livello piuttosto elevato, è un criterio non preferenziale bensì decisivo per poter lavorare in Svezia. Lui è riuscito a farsi strada con tanta forza di volontà, nonostante un’ardua burocrazia, soprattutto per quanto concerne il rilascio dei permessi per vivere e lavorare in Svezia.
«Gli aspetti positivi della vita in questo Paese sono tanti:l’istruzione è gratuita a tutti i livelli, il tenore di vita è alto, lo stipendio è tale da permettere ai lavoratori anche di fare progetti di vita a lunga scadenza».
Il giovane campano, tuttavia, ha nostalgia dell’Italia sotto tanti punti di vista, per esempio il clima, il cibo e le amicizie: «Non tornerò senza un lavoro certo, ma non posso negare che mi piacerebbe potermi realizzare professionalmente in Italia, come ho fatto qui, in Svezia. Le radici non si possono mai rinnegare».
Fonte: www.iotornose.it Posted by Monica Sorrentino
Per lui, laureato in svedese e inglese alla facoltà di Lingue dell’Orientale di Napoli, la Svezia era una tappa obbligata per perfezionare la lingua e per avere maggiori possibilità di inserimento lavorativo. Già da tempo era preparato mentalmente a un cambiamento repentino della sua vita, a migliaia di chilometri da casa, passando dal sole del Sud al gelo nordico.
All’inizio non pensava che gli sarebbe piaciuto lavorare tutto il giorno a contatto con dei bambini, ma quando gli si chiede se oggi ha cambiato idea, non ha esitazioni: «Farei il maestro di asilo a vita. La Svezia è un Paese che, a differenza dell’Italia, da’ grande importanza all’educazione in generale, ma più nello specifico a quella dei piccoli e piccolissimi nelle fasi fondamentali della loro crescita. Il governo lo sa e investe tantissimo sul proprio futuro».
La Svezia ha un grande bisogno di educatori e, dopo il tirocinio nella scuola primaria, Giorgio oggi lavora in una scuola materna della capitale svedese per 40 ore settimanali, per un totale di cinque giorni lavorativi. Ha avuto un contratto a tempo indeterminato e continua a crescere professionalmente.
Tuttavia « la Svezia non è un paradiso e non è facilissimo inserirsi nel mondo del lavoro: mi sento fortunato perché vivendo qui ho conosciuto anche molti italiani che non hanno avuto la mia stessa sorte, e sono tornati a casa senza riuscire, purtroppo, a trovare quello che cercavano ». Giorgio spiega che la conoscenza della lingua, a un livello piuttosto elevato, è un criterio non preferenziale bensì decisivo per poter lavorare in Svezia. Lui è riuscito a farsi strada con tanta forza di volontà, nonostante un’ardua burocrazia, soprattutto per quanto concerne il rilascio dei permessi per vivere e lavorare in Svezia.
«Gli aspetti positivi della vita in questo Paese sono tanti:l’istruzione è gratuita a tutti i livelli, il tenore di vita è alto, lo stipendio è tale da permettere ai lavoratori anche di fare progetti di vita a lunga scadenza».
Il giovane campano, tuttavia, ha nostalgia dell’Italia sotto tanti punti di vista, per esempio il clima, il cibo e le amicizie: «Non tornerò senza un lavoro certo, ma non posso negare che mi piacerebbe potermi realizzare professionalmente in Italia, come ho fatto qui, in Svezia. Le radici non si possono mai rinnegare».
Fonte: www.iotornose.it Posted by Monica Sorrentino
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