SANT’ALFONSO DE’ LIGUORI SCRIVE IN SEGRETO A DON GIULIO MAROCCO, PARROCO NELLA PIANA DI CAIAZZO, PER CHIEDERE INFORMAZIONI “DI UN INDIVIDUO SOSPETTO”.
Il 27 aprile 1763, Sant’Alfonso De’
Liguori, all’epoca Vescovo di Sant’Agata
dei Goti, inviò un biglietto al Parroco di Piana di Caiazzo, per chiedergli l’appoggio
nella risoluzione di un caso morale spinoso.
Si trattava di un affare molto delicato: il Santo scorgendo un suo diocesano
implicato, agì per spezzare una catena di peccati notori con pubblico scandalo.
Questo il testo della lettera:
“Ho bisogno d'un favore di V. S. Sappia che qui in Sant'Agata vi è un certo galantuomo vedovo, D. Giuseppe Rainone, il quale da cinque anni tiene mala pratica con una maritata, Lisabetta Conti.
Io gli ho fatto avere, dal Preside di Montefusco, l'ordine per parte del Re che non ci pratichi più, e lo stesso ordine sta dato alla donna. Ma ora ho un grande sospetto, e molto fondato, che detto D. Giuseppe di nuovo si ha ritirata la detta donna in Caiazzo, dove la teneva prima.
Questo è il favore che V. S. mi avrebbe da fare: d'informarsi, ma segretamente, se detto D. Giuseppe tiene la donna in qualche luogo di Caiazzo.
Ne tiene un'altra più sopra al monte, e tiene anche un'altra vigna verso il monastero de' Riformati: e queste sono robe pervenutegli per parte della moglie morta, ch'era di casato Melchiorre, ed era parente del barone Bigenti. Di più esso tiene un'altra casetta in Caiazzo, proprio nella città.
In uno di questi luoghi, specialmente delli territori, terrà la sua druda. La prego ad appurare qualche cosa di certo, ed avvisarmelo per questa stessa via del vaticale[vetturale], per cui ricevete questa mia, perché sarebbe un gran servizio di Dio di spezzare questa catena, che tira molte anime all'inferno.
La prego a fare la diligenza e poi subito avvisarmi; e se per ora non può appurar tutto, mi torni a scrivere subito che avrà appurato qualche altra cosa più certa.
Io non lo scrivo al vescovo (Mons. G Piperni),
perché lo stimo tempo perduto; lo scrivo a V. S. che ha zelo di Dio e può cacciarne il netto. Io darò incombenza al fratello [FrancescoTartaglione], che tengo in Napoli, che da quando in quando si affacci al luogo dove va a posare il vaticale o corriere,
che voi mandate da costì, e per questa via aspetto le vostre risposte:
perché se arriviamo
ad appurare dove sta la donna,
è guadagnata la causa".
[P.S.] D. Giulio mio,
le raccomando,
quanto posso, quest'affare per la
gloria di Dio; ma bisognerebbe adoperare più spie fidate per appurare bene la
cosa.