La profanazione della piccola Chiesa di Santa Maria del Suffragio. Un volgare insulto al sentimento religioso del popolo pianese.

Soldati Americani presso "La Fagianeria"
La sera del 6 ottobre 1943, alcuni soldati tedeschi, avendo fatto razzia di materiale sacro  e di abiti sacerdotali presso l’abitazione del Sac. Giuseppe De Francesco, inscenarono una processione di scherno a Cristo per le vie del nostro paese. I militari sacrileghi  giunsero   ben presto presso il piccolo Oratorio di S. MARIA DEL SUFFRAGIO,  e dopo aver aperto il portone d’ingresso e rubato poco più di cento lire dalla cassetta delle offerte,  osarono mettere le mani sul “Sancta Sanctorum”, forzando la porticina dorata del Ciborio e gettando sull’altare il Calice e la Pisside.  Tali avvenimenti, naturalmente, suscitarono lo sdegno della piccola comunità, da sempre devota a questa Chiesetta del ‘700,  la cui cura era affidata esclusivamente alle offerte dei fedeli.  Il volgare insulto al sentimento religioso di un Popolo intimamente legato alla fede dei propri avi non poteva passare completamente inosservato. Pertanto, bisognava con una funzione riparatrice cancellare in parte l’infausto ricordo  di  quelle  turpi  e  sataniche  gesta.  
La  Domenica 31 ottobre,  festa di CRISTO RE , con l’autorizzazione del Vescovo della Diocesi,  Mons.  DI GIROLAMO, fu celebrata una Messa Solenne durante la quale si procedette alla nuova Benedizione della Chiesetta profanata. Successivamente fu deciso di far sorgere nel piccolo Oratorio un Trono di marmo ed un Altare in onore della Madre Celeste con il nobile appellativo di “ALTARE DELLA RICONOSCENZA”.
Altare della Riconoscenza
La difficoltà maggiore consisteva nel raccogliere i fondi necessari in mezzo ad una popolazione così duramente provata dai saccheggi e, specie, dalla strage di bestiame di ogni sorta. Si pensò, allora, di mettere a parte di questa nobile impresa anche i numerosi soldati americani che occupavano la vasta zona di territorio del Comune che si estende dalla Fagianeria alla contrada “S. Bernardino”. Si compilò ,quindi, una specie di appello in lingua inglese che, a mezzo di non pochi volenterosi, venne diramato nei vasti distaccamenti di Truppe Alleate e perfino negli Ospedali da campo.
La propaganda ebbe i suoi frutti ubertosi e, in pochi giorni, fra i soli militari fu raccolta la cospicua somma di L 64.000, oltre un chilogrammo di monete di argento e L 25.000 tra la popolazione civile  del Paese.
E, mentre con questa somma si poteva ormai affrontare l’ardua impresa, si destinavano le monete di argento alla confezione di un’artistica, preziosa porticina per il nuovo Sacro Ciborio.
Il progetto dell’Altare e del Trono, affidato all’ingegnere Romano di Santa Maria Capua Vetere, fu messo in opera dall’artista Raffaele Amendola della stessa città; mentre la Porticina di argento veniva, con fine gusto, eseguita dalla rinomata Ditta Vincenzo Serpone di Napoli.
Il giorno di Pasqua dell’anno seguente 1945, con una seconda funzione solenne, si potè inaugurare l’opera alla presenza di una immensa folla di fedeli.
 

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