Immaginiamo..immaginiamo come poteva essere Piana in passato.
di Angela D'Agostino
Piana, probabilmente era la
campagna di Caiatia, cittadina osca
distrutta da Silla, incorporata a Capua e poi municipio, che sotto l’impero
rifiorisce a nuova vita e vanta il foro di Mario Gavio, teatro anfiteatro e
acquedotto. E anche Piana,ci sono tracce di acquedotti: giù per San Vittore
verso Cesarano e al Frumale. Gli
acquedotti romani garantivano acqua fresca e pulita per i cittadini e portavano
l’acqua delle sorgenti ai centri abitati grazie a qualche metro di pendenza
ogni chilometro. Le arcate sostenevano alla sommità un condotto coperto di stagno, che difendeva le acque da
inquinamenti e furti. Passavano Navi sul Volturno e con esse arrivavano genti
diverse,ceramiche, prodotti vari…forse proprio per la vicinanza con il Volturno
la popolazione di Piana era multietnica: sanniti, etruschi, romani. Pare che
verso il Capitolo ci fosse un mercato di schiavi. Sulle rive del fiume salici e
pioppi; nel fiume carpe, tinche, trote, cefali, anguille, lamprede ed alose.
Piana sede di villae rusticae adibite all’uso dei contadini,
liberi e schiavi e di villae urbanae riservate ai ricchi proprietari che vi si
recavano a trascorrere periodi di riposo o di piacere. Le prime avevano ambienti necessari in un’azienda campestre e cioè: il
fienile, i granai, le celle vinarie, il frantoio per le olive, il torchio, il
mulino, i magazzini per la frutta, l’ergasterio, dove erano puniti gli schiavi.
Le villae urbane potevano estendersi anche con padiglioni, criptoportici,
con bibliotheca, zotheca (studiolo adorno di statue), turres per dominare il
panorama e le terme. Infatti a San
Vittore sembra sia stato trovato il pavimento a mosaico di un’antica villa,
qualche torso marmoreo e nei pressi della stazione di servizio Ip ci sono reti
di terme romane probabilmente un tepidarium. I locali erano: tepidarium con
grandi piscine, calidarium e laconicum riscaldato con aria secca ad altissima
temperatura e frigidarium ovvero l’occasione per nuotare nella piscina d’acqua
fredda.
Stralci di strade romane ancora affiorano nel nostro
territorio (nei pressi del Cimitero, a Marano), strade fatte a strati per resistere nei secoli.
Strade, chissà, battute per raggiungere il tempio di Diana Tifatina a
Sant’Angelo in Formis per implorare grazie e chiedere guarigioni.