Oggi 10 febbraio si celebra il "Giorno del Ricordo" - Per non dimenticare le vittime delle Foibe.

Oggi 10 febbraio si celebra il "Giorno del Ricordo", in onore delle vittime delle foibe e dell'esodo dal confine orientale. Il fenomeno iniziò nell'autunno del '43, subito dopo l’armistizio, nei territori dell’Istria, abbandonati dai soldati italiani che li presidiavano e non ancora sotto il controllo dei tedeschi, quando i partigiani delle formazioni slave, ma anche gente comune, per lo più delle campagne, fucilarono o gettarono nelle foibe centinaia di cittadini italiani, bollati come "nemici del popolo".
Il numero delle vittime non è quantificabile con precisione. Comunque dovrebbero essere un migliaio tra infoibati, caduti nelle zone costiere, dispersi in mare. Le foibe, però, ebbero la loro massima intensità nei quaranta giorni dell'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e dell'Istria, dall'aprile fino a metà giugno '45, quando gli anglo-americani rientrarono a Trieste occupata dalle milizie di Tito. Tra marzo e aprile, anglo-americani e jugoslavi si impegnarono nella corsa per arrivare primi a Trieste. Giunse per prima la IV armata di Tito che entrò in città il 1º maggio alle 9:30. Come scrive Gianni Oliva, gli ordini di Tito e del suo ministro degli esteri Kardelj non si prestavano a equivoci: «Epurare subito», «Punire con severità tutti i fomentatori dello sciovinismo e dell’odio nazionale». Era il preludio alla carneficina, che non risparmiò nemmeno gli antifascisti di chiara fede italiana, nemmeno membri del Comitato di liberazione nazionale. Ci fu una vera e propria caccia all'italiano, con esecuzioni sommarie, deportazioni, infoibamenti. In quel periodo solo a Trieste  furono deportate circa ottomila persone: solo una parte di esse potrà poi far ritorno a casa. I crimini ebbero per vittime militari e civili italiani, ma anche civili sloveni e croati, vittime di arresti, processi farsa, deportazioni, torture, fucilazioni. La mattanza si protrasse per alcune settimane, sebbene a Trieste e a Gorizia fra il 2 e il 3 maggio fosse arrivata anche la seconda divisione neozelandese del generale Bernard Freyberg, inquadrata nell’VIII armata britannica. Finì il 9 giugno quando Tito e il generale Alexander tracciarono la linea di demarcazione Morgan, che prevedeva due zone di occupazione – la A e la B – dei territori goriziano e triestino, confermate dal Memorandum di Londra del 1954. È la linea che ancora oggi definisce il confine orientale dell’Italia. La persecuzione degli italiani, però, durò almeno fino al '47, soprattutto nella parte dell'Istria più vicina al confine e sottoposta all'amministrazione provvisoria jugoslava. (Fonte:http://digilander.libero.it/lefoibe/index)

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