Siamo entrati nel vivo della campagna elettorale … un mese di tempo per decidere a chi affidare le delicate sorti del nostro Paese.

                                                                                    di Giustino Castellano

Con la presentazione ufficiale delle liste da parte dei vari partiti, entriamo nel vivo della campagna elettorale. In verità, dalle prime battute non emerge un quadro politico confortante e ciò  non agevola il compito dell’elettore che in questi 30 giorni dovrà decidere a chi affidare le delicate sorti del nostro Paese. Solite schermaglie tra le diverse coalizioni in campo, un desolante scaricabarile delle gravi responsabilità del passato, qualche demagogica promessa di riduzione fiscale e nient’altro.

Insomma, ancora una volta la “politica” appare incapace di fornire risposte vere ed adeguate alle aspettative dei cittadini. L’attuale crisi del cosiddetto Welfare State rappresenta uno dei momenti più difficili da affrontare, in quanto se da un lato non si vuole rinunciare alla conquista di una sicurezza sociale garantita a tutti, dall’altro è evidente la necessità di indirizzare  l’azione dello Stato verso forme che equilibrino meglio esigenze sociali ed economiche in un mondo sempre più interdipendente e globalizzato. E proprio su questo tema che i partiti dovrebbero misurarsi, perché solo attraverso un progetto complessivo di riforma sarà possibile liberare il nostro sistema dalle incrostazioni di statalismo e dirigismo prodotte da anni di certe politiche che, con il loro eccesso di tassazione e regolamentazione, hanno avuto l’unico risultato di ridurre la crescita economica, di far aumentare la sofferenza sociale, e di togliere alle nuove generazioni la prospettiva di indipendenza economica nella quale poter sviluppare appieno le proprie capacità. Ci sarebbe bisogno di un adeguamento culturale e politico per poter affermare un nuovo modello di economia sociale di mercato che sappia davvero coniugare la libertà del mercato con i valori di solidarietà sociale: un modello che crei un nuovo rapporto tra Stato e mercato, che vada oltre la loro contrapposizione radicale e riaffermi la centralità dei principi di sussidiarietà e di partecipazione dei cittadini ai vari livelli della società. In una visione politica seria, sarebbe opportuno prospettare un ruolo dello Stato sostanzialmente diverso, che riconosca pienamente la libertà per gli individui e per le imprese di intraprendere, scambiare, utilizzare in maniera ottimale le proprie risorse, limitandosi a fissare le regole giuridiche e sociali dentro le quali si svolge il processo economico , in modo da garantire certezze a tutti, imprenditori e lavoratori. Quest’idea è certamente compatibile con la realizzazione di un sistema di protezione sociale che sia effettivamente in grado di assicurare condizioni di equità e non si limiti ad essere soltanto un vincolo per la competitività del nostro sistema economico. A tal proposito, è da notare che nell’affermazione del principio dell’uguaglianza sostanziale, la nostra Costituzione non si pone affatto l’obiettivo di un mero livellamento sociale, ma soltanto una riduzione delle ingiustizie sociali e un’uguaglianza dei cosiddetti punti di partenza, rispettando così “quell’ordine di arrivo che è la risultanza del fascio di forze soggettive, delle singole attitudini e potenzialità umane”. Purtroppo gli ultimi vent’anni sono stati caratterizzati da una politica politicante  capace solo di alzare al massimo il livello dello scontro, in nome di pretestuose quanto inutili differenze ideologiche . E i risultati prodotti sul piano sociale ed economico sono sotto gli occhi di tutti…


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